PRETE, MA LONTANO DA DIO Testimonianza di Joseph Tremblay, ex-prete cattolico


Dio può salvare chiunque, in qualunque momento, in qualunque luogo. Non importa dove si trova la persona, non importa quale sia la sua professione e quali siano le sue origini etniche.

Dio è ancora oggi capace di salvare ogni persona che decide di ravvedersi dei propri peccati e di confidarsi in Gesù Cristo per essere salvata. La mia esperienza personale ne è un esempio.

Tutto iniziò nel 1964 in Cile, mentr’ero missionario della Congregazione degli Oblati di Maria Immacolata, poi finii in Canada nel 1966. Che cosa accadde fra queste due date? La mia anima venne salvata! Il mio desiderio era di consacrarmi al Signore. Pensavo veramente che fossi già salvato, visto che appartenevo alla religione nella quale ero nato; ma un giorno Dio mi aprì gli occhi e mi fece capire il mio peccato e la Sua via della salvezza. Ecco com’è accaduto tutto ciò.


Sono nato in Québec, Canada, nel 1924. Fin dall’infanzia i miei genitori mi inculcarono un gran rispetto per Dio. Desideravo intensamente servirLo nel miglior modo possibile e consacrarmi interamente a Lui per piacerGli, come dice l’Apostolo Paolo: "Io vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio; il che è il vostro culto spirituale." (Romani 12:1). Fu questo desiderio di piacere a Dio che mi spinse ad entrare negli Ordini della Chiesa cattolica romana.


MISSIONARIO IN BOLIVIA


Dopo diversi anni di studi venni ordinato prete a Roma in Italia. Un anno dopo, mi mandarono come missionario in Bolivia e in Cile, dove servii per più di tredici anni. Quella vita mi piaceva molto, e adempivo i miei doveri nel miglior modo possibile.

Apprezzavo molto l’amicizia di tutti i miei collaboratori; malgrado l’ironia che gli ispirava la mia spiccata tendenza per lo studio della Bibbia, mi invitavano a condividere con loro ciò che vi scoprivo, manifestando in tal modo la loro approvazione.

Quando mi chiamavano "Jo la Bibbia" sapevo che a dispetto di tutta quell’ironia essi mi invidiavano. Anche i miei parrocchiani apprezzavano il ministerio della Parola di Dio, fino al punto che organizzarono un club di studi biblici che si riuniva nelle case. Ero costretto a studiare seriamente la Bibbia, sia per prepararmi a quegli incontri informali a domicilio sia per preparare le mie omelie domenicali.


STUDIO LA BIBBIA SERIAMENTE
Fino a quel tempo lo studio della Bibbia era stato per me un passatempo, ora però era un obbligo professionale. Vidi che certe verità vi erano insegnate con grande chiarezza; d’altro canto capii ch’essa non diceva assolutamente niente su numerosi dogmi che avevo studiato.

Quegli studi biblici mi fecero capire che io non conoscevo la Bibbia. Condivisi con i miei superiori il mio desiderio di continuare lo studio della Bibbia quando sarebbe venuto il mio turno di prendere un permesso. Durante quel periodo i Gesuiti di Antofagasta mi invitarono ad insegnare la Bibbia all’Istituto Magistrale dell’Università che dirigevano. Non so come vennero a conoscenza del mio interesse per la Bibbia. Malgrado la mia mancanza di preparazione accettai l’invito, sapendo che questa nuova responsabilità mi avrebbe portato a studiare la Parola di Dio ancora più seriamente.


L’EVANGELO RADIOTRASMESSO
Quante ore, giorni, e notti furono consacrati alla preparazione delle lezioni, delle riunioni, delle omelie! Per tenermi su di morale mentre leggevo e studiavo, avevo l’abitudine di ascoltare della musica.

Mi avevano offerto un piccolo apparecchio a transistor che mi permetteva di lavorare con un sottofondo musicale senza il bisogno di cambiare dischi. Fu così che un giorno mi giunsero sulle onde degli inni e dei canti religiosi. Di tanto in tanto sentivo il Nome di Gesù durante la mia lettura della Bibbia o dei commentari.

Poco dopo, quei cantici furono interrotti da una breve lettura biblica, di cui l’ultimo versetto catturò la mia attenzione: "Colui che non ha conosciuto peccato, Egli l’ha fatto esser peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui." (2 Corinzi 5:21)

La predicazione che seguiva aveva per base questo versetto. Dapprima fui tentato di cambiar stazione, poiché mi disturbava sentir parlare mentre cercavo di studiare. Inoltre mi dicevo: "Che cosa può darmi questo ministero, a me che ho tanti diplomi? Sono piuttosto io che potrei insegnare loro."

Dopo un momento di esitazione, decisi tuttavia di ascoltare ciò che il predicatore aveva da dire. In verità venni a sapere delle cose completamente meravigliose sulla Persona di Gesù Cristo.

Ebbi perfino vergogna, poiché era chiaro che non avrei potuto predicare così bene. Era come se Gesù stesso mi avesse parlato, come se Egli fosse stato lì, davanti a me. Quanto Lo conoscevo poco, questo Gesù che tuttavia era l’oggetto dei miei pensieri e dei miei studi! Lo sentivo lontano da me.

Era la primissima volta che provavo quel sentimento a proposito di Gesù Cristo: Egli era come un estraneo. Fu come se tutto il mio essere fosse solo vuoto e intorno a questo vuoto avevo costruito tutto un sistema di principi e di dogmi teologici, molto belli, ben strutturati, ben illustrati, ma niente di tutto questo aveva toccato la mia anima né cambiato il mio essere. In me c’era un vuoto enorme.

Nonostante continuavo a studiare, a imbottirmi di letture, di preghiere, e di meditazioni, questo vuoto aumentava di giorno in giorno.


LA SALVEZZA PER GRAZIA
Continuai ad ascoltare quei programmi radiotrasmessi il più spesso possibile. Essi provenivano da Quito, e la stazione radio si chiamava HCJB. Venni a sapere che questa stazione aveva come unico scopo quello di predicare l’Evangelo nel mondo intero.

Mi accadeva di essere profondamente toccato da ciò che sentivo, e in questo caso scrivevo subito alla stazione per ringraziare i responsabili e richiedere delle precisazioni.
Ciò che più mi colpiva in tutto quello che sentivo era l’insistenza sulla salvezza per grazia e sul fatto che tutto il credito per la salvezza dell’uomo veniva attribuito non alla persona salvata ma al Signore Gesù Cristo, l’unico Salvatore.

L’uomo non poteva gloriarsi di niente, essendo tutte le sue opere come un abito lordo; la vita eterna poteva essere ricevuta nel cuore soltanto come un dono gratuito. Non era per niente una ricompensa attribuita a chi avesse acquisito dei meriti, ma un dono immeritato accordato da Dio a tutti quelli che si ravvedono dei loro peccati e accolgono Gesù Cristo nel loro cuore e nella loro vita come loro personale Salvatore.

Tutto questo era nuovo per me e contrario alla teologia che mi avevano insegnato, secondo la quale il cielo e la vita eterna si guadagnano grazie a meriti, fedeltà, carità, e sacrifici. È proprio per questo che avevo lavorato per tanti anni; e a che cosa portavano tutti i miei sforzi?

Riflettendo su questo punto mi dicevo: "Non sono meglio di prima. Se commetterò un peccato mortale e morirò in quello stato andrò all’inferno.

La mia teologia mi ha insegnato che la salvezza si ottiene mediante le opere e mediante i sacrifici. Nella Bibbia scopro che la salvezza è gratuita.

La mia teologia non mi da’ alcuna certezza della salvezza, e la Bibbia mi offre questa certezza. Non ci capisco più niente. Forse dovrei smettere di ascoltare questi programmi evangelici."

Questo conflitto interiore assumeva proporzioni allarmanti. Il mio cuore e il mio corpo soffrivano, avevo dei mal di testa e soffrivo di insonnia, e avevo paura dell’inferno. Avevo perso ogni desiderio di celebrare la Messa e di sentire confessioni. La mia anima aveva bisogno di perdono e di consolazione più di ogni altra anima con la quale potevo essere in contatto. Evitavo tutti.

Tuttavia Dio continuava a parlare al mio cuore angosciato e solitario. Tante domande mi venivano in mente, tante inquietudini ardevano nel mio cuore. La Parola di Dio veniva in mio aiuto, spandendo un balsamo rinfrescante sulle mie emozioni smarrite.

"Poiché Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna." (Giovanni 3:16)

"Difatti, tutti hanno peccato e son privi della gloria di Dio, e son giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù." (Romani 3:23-24)

"Poiché il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore." (Romani 6:23)

Molti altri versetti mi venivano in mente, versetti che ora conoscevo per averli spesso sentiti durante le trasmissioni della stazione HCJB.


"LA SANTA MADRE CHIESA"
Mi venne l’idea di parlare al mio superiore. Era un uomo molto saggio e un vero padre per tutti noi; ed egli aveva già notato il mio atteggiamento. Mi disse che ero cambiato, e che qualcosa non andava. Gli raccontai perché ero cambiato; mi lasciò parlare.

Concludendo la mia confessione, gli dissi: "Vorrei non solo leggere la Bibbia e studiarla, ma anche conformarvi la mia vita, mettere in pratica ciò ch’essa dice, senza aggiungervi pesi imposti dagli uomini."

La sua risposta fu molto vaga. Non voleva offendermi. Mi consigliò di continuare a leggere la Bibbia, ma mi ricordò che dovevo rimanere fedele agli insegnamenti di "nostra madre la santa Chiesa", alla quale bisogna sottomettersi anche nei campi che non si capiscono.

Ascoltai il mio superiore con tutto il rispetto che gli dovevo. Lui stesso non era sicuro di essere salvato. Ma nel mio cuore, non avevo più fede nella mia Chiesa perch’essa non dava la certezza della salvezza. Una sfaldatura si era già verificata nel mio cuore, e stava per ingrandirsi e rompere tutto, più velocemente di quanto pensassi.

La luce rischiarò nel mio cuore nel momento in cui me l’aspettavo di meno. Era il mio turno di predicare nella parrocchia.

Quella domenica avevo preso come tema: "l’ipocrisia religiosa", basandomi sul passaggio della Bibbia: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno de’ cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è ne’ cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiam noi profetizzato in nome tuo, e in nome tuo cacciato demonî, e fatte in nome tuo molte opere potenti? E allora dichiarerò loro: Io non vi conobbi mai; dipartitevi da me, voi tutti operatori d’iniquità." (Matteo 7:21-23)


LO SPIRITO SANTO FA LA SUA OPERA

Conoscevo i miei parrocchiani. Volevo attirare la loro attenzione sulla vana gloria di cui danno prova alcuni a motivo delle loro buone opere, dimenticando che molto spesso queste buone opere nascondono un cuore corrotto.

Mentre parlavo ero cosciente che la Parola di Dio ritornava verso di me, come una pallina da ping-pong rimbalza e viene a colpire il giocatore in pieno viso. È un processo curioso: in qualche secondo lo spirito umano è capace di mettere a posto tutto un edificio di pensieri che richiederebbero ore se bisognasse tradurli in parole. Così dunque mentre davo il mio messaggio un altro parlava al mio cuore e mi faceva una predica perfettamente adeguata ai miei bisogni personali.

Per il fatto che ero religioso e prete mi credevo migliore di tutti quelli che mi ascoltavano. Tuttavia quella parola sarebbe riecheggiata un giorno anche alle mie orecchie: "Io non ti conobbi mai, dipartiti da me."

Sentivo i miei propri argomenti di fronte a questa minaccia e a questa condanna: "Com’è possibile, Dio mio, che Tu non mi conosca? Non sono io il Tuo prete? Non sono io religioso? Guarda tutti i sacrifici che ho fatto per Te: gli anni di studio, la separazione dai miei genitori e dal mio paese, i miei voti di povertà, di ubbidienza, e di castità; Ti ho consacrato tutte le mie ricchezze, la mia volontà, ed anche il mio corpo, per meglio servirTi. E Tu mi dirai che non mi hai mai conosciuto? Considera tutte le sofferenze che ho sopportato durante la mia vita da missionario: non ho mangiato sempre a sazietà, ho pianto con quelli che piangono, ho battezzato centinaia di bambini, ho ascoltato ogni sorta di confessione, ho confortato tante anime afflitte e scoraggiate, ho sopportato il freddo, la solitudine, il disprezzo, l’ingratitudine, le minacce. Sono anche pronto a dare la mia vita per Te."

Malgrado tutti gli argomenti che presentavo a Dio, la stessa condanna continuava a riecheggiare alle mie orecchie: "Io non ti conobbi mai."

Ero a corto d’argomenti, non avevo più forze. Sembrava che stessi per mettermi a piangere lì davanti ai miei parrocchiani; e anche loro sentivano che si avvicinava la bufera.

Effettivamente la tempesta scoppiò: le lacrime mi impedirono di finire la predica. Questo terribile fallimento di tutta una vita, di fronte ai miei peccati e alla condanna di Dio, era più di quanto potessi sopportare. Andai a rifugiarmi nel mio ufficio.

Là, in ginocchio, aspettai finché ritornò la calma. Verso che cosa dovevo volgermi adesso? Forse la mia teologia mi avrebbe salvato, se fossi ritornato ad essa e seguito fedelmente tutti i suoi dogmi, tutti i suoi precetti.

Ma quella teologia verso la quale avevo intenzione di ritornare era già sconvolta, in preda al cambiamento, alla distruzione. Pensai ai miei amici. Ma essi erano nella mia stessa situazione, nell’incertezza. Dovevo confidarmi in me stesso? Non potevo più confidare nelle mie buone opere. Bastava guardarmi per vedere ch’ero un totale fallimento.

Non ne potevo più, ero completamente spossato, depresso, e scoraggiato. Fu in quel momento che Dio mi diede la Sua grazia. Quando l’uomo rimane senza risorse, è il momento in cui Dio può intervenire.


LA CONVINZIONE DI PECCATO E LA MIA RISPOSTA
Mentre riflettevo, Dio stava preparando la Sua Parola che salva: "Poiché gli è per grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non vien da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù d’opere, affinché niuno si glorî." (Efesini 2:8-9)

Questa parola mi fece capire il mio errore e la ragione per cui Dio mi rigettava. Avevo cercato di salvarmi mediante le mie proprie opere, mentre Dio voleva salvarmi per grazia.

Un Altro si era già preso cura del mio peccato e del giudizio attaccato ad esso. Quest’Altro era Gesù Cristo. Era per questo ch’Egli era morto sulla Croce. Era morto per i peccati degli altri, poiché Lui stesso non aveva mai peccato. Per quali peccati dunque Egli era morto? Per i miei? Sì, i miei.

Mi ricordai delle parole di Gesù: "Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, e io vi darò riposo." (Matteo 11:28)

Capii che dovevo andare a Gesù se volevo ottenere la certezza della salvezza e la pace dell’anima. Avevo intenzione di chiederGli: "Ma dove sei Gesù, perch’io possa attaccarmi a Te?" Ancor prima che questo impaziente grido salisse dal mio cuore, mi ricordai di un’altra parola che avevo sentito: "Ecco, io sto alla porta e picchio: se uno ode la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli meco." (Apocalisse 3:20)

Ora sapevo dov’era Gesù. Era più vicino di quanto avessi pensato. Mi affrettai a invitarLo ad entrare nel mio cuore, senza andare a chiedere il permesso a nessuno.

Gli dissi: "Entra, Signore Gesù. Entra nel mio cuore. Sii tu il suo Capo, sii tu il suo Maestro, o diletto Salvatore."

Seppi in quel momento ch’ero stato liberato da quella punizione che mi minacciava da così tanto tempo. Ero salvato, graziato. Avevo la vita eterna. Dio aveva cominciato la Sua opera in me. Adesso capivo la Parola che avevo così spesso sentito e che era diventata una realtà per me: "Colui che non ha conosciuto peccato, Egli l’ha fatto esser peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui." (2 Corinzi 5:21)

"Ma egli è stato trafitto a motivo delle nostre trasgressioni, fiaccato a motivo delle nostre iniquità: il castigo, per cui abbiam pace, è stato su lui, e per le sue lividure noi abbiamo avuto guarigione." (Isaia 53:5)


LA LOTTA PER CONTINUARE
Che cosa avvenne in seguito? Innanzitutto, continuai il mio ministero sacerdotale nel miglior modo che potevo. Ma poco a poco cominciai a sentirmi come un estraneo in quella posizione.

Mi rendevo conto che la grazia che mi aveva salvato e aveva fatto di me un figliuolo di Dio stava per entrare in conflitto con le "opere" dello stato nel quale cercavo di vivere.

Ero contento di avere la certezza della salvezza, ma soffocavo in un ambiente dove ero spinto a fare buone opere per meritare questa salvezza. La salvezza io l’avevo: cominciai a escludere tutte queste opere, una dopo l’altra.

L’orientamento e la presentazione della mia predicazione erano cambiate. M’interessava soltanto Gesù Cristo, quello ch’Egli era e quello ch’Egli aveva fatto.

Abbandonai tutti gli argomenti preparati in anticipo per l’organizzazione liturgica della diocesi per consacrare tutti i miei sforzi alla Persona e all’opera del mio diletto Salvatore.

Fu così che Lo presentai ai miei parrocchiani sconcertati, disorientati, ma spesso edificati. Chiesi di essere rimosso dalle mie funzioni di prete di parrocchia, giacché non potevo più predicare delle cose che contraddicevano la Parola di Dio.

I miei superiori accettarono la mia dimissione senza tuttavia capire perché volessi andare via. Infatti mi avevano trattato benissimo e anche accontentato in molti modi. Secondo loro, non mi mancava niente. Per ciò che riguardava il cibo, il vestiario, l’alloggio, ecc. ciò era vero.

Ma ora avevo la certezza della mia salvezza. Ora Cristo era il mio Maestro. Non potevo fare più niente per meritare la mia salvezza, poiché un Altro l’aveva meritata per me. Egli dunque avrebbe continuato l’opera che aveva cominciato, giacché Egli non fa mai niente a metà.


DEI CRISTIANI MI FANNO VISITA
Ritornai in Québec, Canada, nel 1965, per un lungo periodo di riposo. Poco dopo, ricevetti la visita di alcuni Cristiani evangelici. Come sapevano che m’interessavo alla Parola di Dio? In tutta franchezza mi dissero che il mio nome gli era stato dato dal personale della Radio HCJB.

Sebbene trovai i loro discorsi molto edificanti, non mi diedi interamente a loro. Non volevo cadere in un altro sistema teologico dopo essere stato oppresso per anni dal sistema nel quale ero nato, nel quale ero cresciuto e vissuto per circa quaranta anni.

Tuttavia pregai il Signore di farmi incontrare fratelli e sorelle ai quali avrei potuto unirmi, per non sentirmi così solo. Conoscevo l’esperienza dei primi Cristiani mediante il racconto del Libro degli Atti. "Ed erano perseveranti nell’attendere all’insegnamento degli apostoli, nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere." (Atti 2:42)

Era possibile che dei Cristiani si incontrassero ancora oggi per ricordare il Signore aspettando il Suo ritorno? Dio, che aveva provveduto alla salvezza della mia anima, stava per provvedere ancora svelandomi l’esistenza dei Suoi figliuoli.


NUOVI DOVERI
I miei superiori di Montreal mi chiamarono un giorno per invitarmi a sostituire un professore di teologia in una istituzione a Rouyn. Esitai prima di accettare quell’incarico, soprattutto perché non mi era mai piaciuta la regione d’Abitibi, di cui Rouyn è la capitale.

Tuttavia accettai, giacché sarebbe stato solo per qualche mese. Dovevo dare degli insegnamenti su "la Chiesa". Ebbi accesso a tutte le opere che mi occorrevano per preparare le mie lezioni.

Cominciai la mia preparazione prendendo come unica base la Bibbia. Spiegai agli studenti quello che è la Chiesa secondo la Bibbia. Devo riconoscere che io stesso facevo fatica a capire ciò che insegnavo, tanto era lontano dalla Chiesa gerarchica nella quale io ancora mi trovavo.

Prendevo gran piacere a studiare questo argomento. Per mezzo di un piccolo magnetofono, illustravo la lezione con delle interviste condotte in pubblico, in diversi quartieri della città.

Lessi un giorno su un giornale che una trasmissione televisiva doveva vertere sul tema de "La Chiesa". Registrai la trasmissione per servirmene durante la lezione; mi accorsi che trattava l’argomento secondo una prospettiva biblica.

Fui talmente colpito dalla somiglianza fra questa presentazione dell’argomento fatta da uno sconosciuto (più tardi venni a sapere che era un Evangelico) e la mia propria concezione, che mandai una parola di ringraziamento al predicatore invitandolo a venire a trovarmi se possibile.

Venne e riconobbi in lui qualcuno che conosceva il Signore. Dopo diverse visite, mi invitò a recarmi da lui per trascorrervi una domenica con lui e la sua famiglia. Fu allora che per la prima volta, assistetti a un culto di Santa Cena.


DIO ESAUDISCE LA PREGHIERA
In questo culto, riconobbi la cena del Signore com’è descritta in 1 Corinzi 11. Dio aveva esaudito la mia preghiera e mi aveva guidato verso dei fratelli e delle sorelle nel Signore; Egli mi mostrò che ancora oggi ci sono Cristiani che si riuniscono nella Chiesa locale per ricordarsi del Signore aspettando ch’Egli ritorni.

"Poiché ogni volta che voi mangiate questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore, finch’egli venga." (1 Corinzi 11:26)

Poco dopo scrissi ai miei superiori a Montreal per annunciargli che avevo trovato la mia famiglia spirituale, pregandoli di ottenere per me la dispensa da tutti i voti che avevo pronunciato davanti alla Chiesa cattolica romana, poiché non mi consideravo più un suo membro. La mia vita ora apparteneva al Signore, ed era Lui che l’avrebbe diretta d’ora in poi.


LA VITA NUOVA NEL SIGNORE
Fu così che il Signore mi ha liberato non solo dai miei peccati, non solo dalla condanna, ma anche da tutti i sistemi umani che impongono dei pesi distruttrici.

"Non v’è dunque ora alcuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù; perché la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha affrancato dalla legge del peccato e della morte." (Romani 8:1-2)

Joseph Tremblay

Siccome parla speditamente il francese, lo spagnolo e l’inglese, evangelizza in numerosi paesi. Nel 1995 si è recato in Irlanda per presentarvi l’Evangelo, così come la sua testimonianza e una esposizione delle contrapposizioni fra il Cristianesimo biblico e il Cattolicesimo.