Lorenzo Palmieri: un martire della fede

Dalle testimonianze dei figli e delle figlie, dai documenti e dai cimeli reperiti, è stata ricostruita la seguente testimonianza del pastore battista Lorenzo PALMIERI.

PERIODO CATTOLICO
E SUA CONVERSIONE ALL'EVANGELO DI CRISTO
Nacque a Lioni (AV) il 29 marzo 1877.
Figlio unico maschio di benestante possidente terriero. La famiglia lo spinse alla carriera ecclesiastica, perché desiderava un prelato in famiglia. Studiò quindi in seminario e divenne sacerdote della Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Fu quindi rettore nella chiesa di S. Maria Annunziata a Lioni (AV), fino al giorno in cui, passando per le stradine del paese, sentì da una finestra aperta una sartina che cantava: "Solo Gesù, solo Gesù, mi può salvar!". Tese l'orecchio e si sdegnò fieramente di tali frasi gettate da una ignorantella qualunque. Entrò dentro la casa e prese ad inquisire: "Chi ti ha insegnato un'eresia simile?! Io do la salvezza agli uomini! Solo Gesù? Io, io e soltanto io, li battezzo, li cresimo, li sposo, li assisto alla morte. Io, io, ho le chiavi del Paradiso, del purgatorio e dell'inferno!"
Egli vantava i suoi diritti di prete cattolico: "Sacerdos alter Christus".
La sartina si difese, negando tutto e dando la colpa ad un missionario evangelico americano che andava da lei ogni tanto e che usava albergare presso una pensioncina lì vicino. "Bene, disse lui, vedrai come te lo sistemo, quell'eretico!"
Così dicendo, secondo lo stile dei preti dell'epoca, piccoli padreterni di paese, piombò dall'albergatore e gli ingiunse categoricamente: "Devi metterlo fuori, pena la scomunica!" L'albergatore ubbidì esterrefatto e, quando si presentò il missionario evangelico, gli disse che le stanze erano tutte piene. Il missionario però, vedendo tutte le chiavi appese al quadro ed intuendo che qualcosa non andava, si fece dire il perché. L'albergatore si difese dicendo: "io non so niente. Don Lorenzo sa perché!"
Il pastore allora per nulla intimorito andò in canonica e chiese un colloquio col prete. Il prete lo apostrofò subito: "Vade retro Satana!"
Ed il pastore missionario: "Ma quale Satana d'Egitto. E' Gesù che mi manda!"
"Presuntuoso e bastardo che non sei altro, come osi profferire tale nome!" disse don Lorenzo.
"Ma tu lo conosci? Permettimi di spiegarti chi è per me Gesù", replicò l'americano.
"Beh, te lo sei cercato! Vieni con me, in campagna, mettiamoci sotto un albero e, o tu converti me o io converto te", chiuse categoricamente il prete.
Detto fatto, se ne andarono in campagna e a sera don Lorenzo ne uscì distrutto e sconvolto.
L'americano gli aveva detto: Tu, i bambini tu non li puoi battezzare, perché sta scritto "chi avrà creduto!" (Marco 16:16) può essere battezzato; solo gli adulti possono compiere tale atto di fede". Lui capì e cominciò a ruminare. Quante volte aveva letto quel passo e non ci aveva mai fatto caso...
Poi passarono agli idoli: "Sant'Antonio? L'unico santo è Dio!" e passo dopo passo l'americano gli lesse mezza Bibbia. Questo fatto lo ferì profondamente. Egli non aveva mai letto la Bibbia oltre i 4 Vangeli.
A sera i due si lasciarono, dopo aver tranquillizzato l'albergatore per ospitare il missionario.
Il giorno seguente, dopo una nottata di travaglio, aprì la chiesa e di lì a poco entrò una signorina bellissima che prese a sciogliere capelli e lacrime davanti alla statua di S.Antonio. Lei supplicava: "S.Antonio mio, fammi sposare quel tizio che tu sai"
Un eccesso di ira allora prese il prete, la sollevò violentemente dalle ascelle e le gridò: "Ma non lo vedi che è di marmo? Ha gli occhi e non vede, ha i piedi, ma lo portiamo a spalla noi, perché lui non può neanche camminare. Come può, uno così, aiutare te!?"
La ragazza, terrorizzata, indietreggiò e piena di sbigottimento uscì di chiesa gridando: "Don Lorenzo è pazzo! Don Lorenzo è impazzito!"
In quel momento, raccontò don Lorenzo successivamente, gli si aprirono gli occhi come a Martin Lutero e decise di parlare a tutta la popolazione, per dire tutta la "nuova" verità.
Fu immediatamente chiamato dal suo Vescovo, perché si era messo a predicare l'Evangelo senza autorizzazione. Ci fu un colloquio nel quale il Vescovo lo rimproverò sonoramente e gli spiegò che in latino "populus" voleva dire "pioppo"! "Il popolo è un pioppo; noi gli predichiamo la concretezza. Lui ha sempre rigettato la spiritualità del Vangelo. Quando leggiamo che Gesù dette le chiavi a San Pietro, il popolo pensa alle chiavi vere!"
Gli fu anche offerta una promozione: "Se è questione di donne, l'abito copre tutto. Se è questione di verità, tu devi tacere; anche noi sappiamo la verità, ma il popolo non è pronto!" lo rassicurarono.
"Non posso tacere!"
E gettò la tonaca alle ortiche, secondo come si diceva allora!
Si chiudeva così un capitolo della sua vita e se ne apriva un altro molto diverso, ma molto più soddisfacente dal punto di vista dell'eternità.
Di li a poco sarebbero venuti i tempi della vera diaconia, al servizio, non più della Chiesa Cattolica, ma del Signore Gesù Cristo in persona.
Si chiudeva il tempo dell'impostura quando, come prete, si faceva strumento di potere e di accaparramento indiscriminato di beni, mediante le messe in suffragio e le cospicue donazioni e lasciti che egli proponeva in alternativa e in competizione alle eredità legittime. Al capezzale dei moribondi, lui e i suoi compari preti, chiamati per l'estrema unzione (grande eresia!), erano soliti dire "Non lasci niente per la tua anima?" È così che si carpivano i migliori soldi, facendo leva sugli immancabili scrupoli di chi tirava le cuoia, foss'anche il più materialista ed ateo della faccia della terra.
Egli aveva constatato con mano come il cattolicesimo alimentasse l'ingiustizia e l'arricchimento di alcuni a scapito dei poveri o dei meno scaltri e capaci. Al seminario infine gli avevano inculcato l'odio per la donna, vero strumento del demonio per la seduzione e la dannazione eterna. Secondo l'insegnamento ricevuto, la donna non aveva neanche l'anima...
Alcuni dei suoi libri, veri cimeli editoriali, sono tuttora conservati da un nipote.

PERIODO EVANGELICO
"Mala tempora currunt" e per un ex-prete, secondo le leggi canoniche dell'epoca, la vita gli si chiudeva drammaticamente alle spalle, sotto tutti gli aspetti. Si ricordò allora del pastore missionario e da lui fu consigliato, aiutato dalle organizzazioni intellettuali italiane, a frequentare la Scuola Teologica Valdese di Roma, per diventare "pastore evangelico" anche lui.
Lì si laureò in teologia. Il suo inno preferito era:
"Vieni alla croce,
Anima errante, lungi dal Buon Pastor:
odi la voce d'amor vibrante del Salvator.

Vieni alla croce,
Cuore pentito, vieni ai pie' del Signor:
perdono avrai dall'Infinito Celeste Amor.

Vieni alla croce,
spirto infiacchito dal peccato e l'error:
qui troverai Divino aiuto, santo vigor.

A tale inno è stata ritrovata una sua aggiunta:
Vieni alla croce,
Gesù ti chiama, Egli prende il tuo error,
E poi lo lava col Santo Sangue, Sol Salvator.

Vieni alla croce,
Non rifiutare: questa è la Sua offerta:
unica speme, ultima voce del Salvator.

Alla Scuola Teologica Valdese di Roma, arrivarono venti di burrasca: un paese dell'Irpinia aveva cacciato il pastore evangelico e quindi... c'era un posto vacante! Il Signore stava provvedendo per lui.

Pastore a Bisaccia (AV) dal 1909 al 1925
A Bisaccia (AV), essendo latente un contrasto tra statalisti savoiardi e restaurazionisti ex-borbonici, il clero fomentò una rivoluzione tra cattolici romani e protestanti. Il precedente pastore evangelico, in base a calunnie, fu accusato ingiustamente di aver dileggiato gli uomini bisaccesi, definendoli ubriachi e di aver insultato le donne di Bisaccia, dicendo che erano delle peccatrici e definendole "adultere". Il pastore, in risposta alle molteplici calunnie, fu cacciato in malo modo dal paese e gli fu vietato l'accesso in esso.
A Roma studiava don Lorenzo Palmieri, alla Scuola teologica Valdese: la rivoluzione era argomento di preoccupazione nella Facoltà a Roma e perfino... nel Parlamento Italiano. Ci fu una interrogazione parlamentare dell'On. Luzzatti. Era Presidente del Consiglio l'on. Nitti, che, nel suo discorso, disse: "Se non bastano i bersaglieri, manderemo l'artiglieria".
Per sedare la rivoluzione occorreva un energico provvedimento e all'occorrenza anche un personaggio carismatico e coraggioso. Chi mandare?
Il giovane studente si offrì per andare a Bisaccia vicino al suo paese natale.
Un altro giovane studente, Oreste Ciambellotti, offrì la sua compagnia come un Barnaba.
Il prefetto in carrozza con i due giovani e con carabinieri a cavallo entrarono nel paese. Naturalmente i paesani volevano contrastare ma il prefetto si impose. In paese era già stata mandata una compagnia di bersaglieri, per sedare queste sedizioni popolari.
I due si rifugiarono nel tempio evangelico tra mugugni e minacce, passando con i carabinieri in mezzo ad una folla di persone armate di pietre, coltelli, accette e altro materiale "da guerriglia".
Quando camminava per le strade, spesso passava fra due ali di persone che lo insultavano. Fra le frasi che la figlia Emma ricorda, si citano: "Ti faremo a salsiccia", "Maledetti", "Bastardo".
I due dormivano sulla pedana del tempio, evitando di farsi troppo vedere e sperando che col passar del tempo la rabbia popolare potesse scemare. Nel frattempo i fratelli di chiesa facevano arrivare cibo, cioè fagioli da bollire. Entrambi si fecero delle sonore e memorabili settimane all'insegna dei fagioli, come i pionieri del farwest. Il governo italiano comunque aveva mandato degli esponenti politici per democratizzare il popolo e farlo diventare "tollerante" verso il diverso e verso il governo liberale.
I preti però fomentavano la discordia e la sommossa antievangelica. Il tempo comunque ritemprò gli animi e gli evangelici uscirono allo scoperto, e molti giovani evangelici alla fine si decisero a fare da guardie del corpo ai due giovani pastori. Questi cominciarono allora ad uscire più spesso, insieme ai protestanti locali che a turno si erano incaricati di proteggerli.
L'ostilità comunque era forte e un giorno si sfiorò il linciaggio e un tentativo di lapidazione, come si assiste oggi con l'intifada dei palestinesi. Una pietrata gli squarciò la tempia sinistra e la cicatrice gli rimase poi molto evidente, sia pur nascosta da qualche ciuffo di capelli appositamente lasciato lungo...
Alla fine la gente si calmò e le strade ritornarono sicure, tanto sicure che don Lorenzo prese a far camminare i giovani della chiesa, la sera in parata, cantando l'inno di Lutero "Forte rocca è il nostro Dio": La risposta dei cattolici era la chiusura "ufficiale" di tutte le finestre.
Fu allora che, quando tutte le finestre erano chiuse, una ragazza (la futura moglie) spiava da dietro le persiane. Una parente le disse: "ma sai che è un bell'uomo, quel temerario di pastore! Te lo vogliamo dare?" Dai racconti di nonna Olivia, lei aggiungeva: "Fu come se fosse passato un angelo a dire AMEN"
La persecuzione comunque divenne subdola e nascosta.
Un cocchiere fu incaricato di gettare il pastore in un burrone, ma la cosa non fu poi attuata. Il cocchiere rivelò che ciò gli era stato suggerito... da un prete!
Inizialmente l'avversione dei cattolici fu feroce, ma col passar del tempo don Lorenzo conquistò la stima e il rispetto di tutti, che divenne poi amicizia e simpatia quando vendette, come il biblico Barnaba, il campo che era di sua proprietà, ricevuto in eredità dai suoi antenati, una vigna di 15 ettari, per darne il ricavato agli abitanti di Avezzano, un paese d'Abruzzo, danneggiato dal terremoto del 1915: questa è la sua eredità! Un amore non solo teorico, ma oltremodo pratico, una eredità d'amore, sia pur difficile da capire e... da accettare, soprattutto per gli eredi!
L'attaccamento a Gesù Cristo e il vivere "nell'attesa del Suo ritorno", l'avevano spinto a privarsi di ogni risorsa e di ogni rendita. Il Signore sarebbe stata la sua eredità.
Dopo la Grande Guerra mondiale addirittura fu incaricato di distribuire i vettovagliamenti americani alla popolazione evangelica: lui non si limitò solo agli evangelici, ma a tutti indiscriminatamente.

Accettato e stimato, don Lorenzo sposò la nobildonna Olivia Castelluccio, erede della marchesa Floridea Taddeo, dama di compagnia della regina di Napoli, convertitasi all'Evangelo di Cristo, per amore di Gesù e di chi Glielo presentava.
La cosa andò così: don Lorenzo andò a chiedere la mano di una ragazza, Ida Castelluccio, figlia del Segretario Comunale, ma siccome la ragazza tardava ad apparire per farsi bella, lui sposò la sorella Olivia che era invece già pronta a riceverlo. Fra i due nacquero un grande amore ed anche i primi quattro figli: Antonio Italo Publicola,, Emma Cornelia Romana, Attilio Regolo Natan e Flora Aurora Vittoria (quest'ultima nata il 4.11.1918 giorno della vittoria della Prima Guerra Mondiale).
Olivia Castelluccio fu donna di fede incrollabile, dal carattere forte ed autoritario. I suoi occhi azzurri incutevano rispetto e timore in chi la guardasse. Il suo inno preferito era il n. 11 del Vecchio Innario Cristiano:
" O SIGNOR, Tu sei mia luce
Di chi dunque temerò?
Sei mia Forza, sei mia Guida
E allora io vincerò!

Una cosa io T'ho richiesta:
tempio Tuo diventar!
Tutto il tempo che mi resta
Gesù Cristo a ringraziar."
Gli sopravvisse alla morte, andando anche lei col Signore nella gloria dei santi nel 1969.
A Bisaccia don Lorenzo cominciò la sua opera di scrittore di saggi, commedie e tragedie evangeliche. Scrisse anche "Cento domande ai cattolici di buona volontà" e una "Lista delle eresie cattoliche", con l'intento di stimolare il mondo cattolico, a prendere coscienza biblica di tanti aspetti della loro dottrina e a spingerlo a dibattere, senza pregiudizi, le questioni sollevate. Un secondo intento era rivolto invece verso il mondo evangelico, affinché imparasse a combattere in preghiera tutte le false dottrine che satana aveva saputo inserire nella mente e nei cuore di tanti italiani, cattolici in buona fede.

Pastore a Isola del Liri (FR) dal 1925 al 1928
Furono quattro anni di intensa attività evangelistica nei quali egli mise in atto una vera e propria attività di stamperia di libri ed opuscoli evangelici.
La moglie rimproverava il marito che, per le sue tre figlie femmine non aveva più una lira per comprare un lenzuolo. Lui rispondeva: "Ci penserà la provvidenza di Dio!"
La figlia Emma di dieci anni fu accompagnata a La Spezia al Collegio Inglese presieduto dal cav Pullen. Il padre l'accompagnò e poi la lasciò lì. La bambina rimase dietro il cancello con la mano tesa in un ultimo e disperato saluto: sembrava una scena dal film Titanic, quando lui lascia lei, inabissandosi nelle acque gelide. La Signorina Alice, l'istitutrice, la prese allora per mano e le disse: "Beh andiamo dentro, ci sono altre 60 bambine come te che ti aspettano". In quel severissimo collegio dall'impronta puritana ci rimase cinque anni e fu battezzata per immersione dal Sig. Pullen. Il padre, apprendendo la notizia su "il Testimonio", mensile dell'UCEBI, si dispiacque tantissimo perché voleva essere lui a battezzarla.
Ad Isola del Liri Nacque Tito Manlio Elia (15.3.1926) e l'annuncio venne pure su "Il Testimonio", ed Emma ne lesse la notizia al collegio di La Spezia.

Il Signore si servì di lui per convertire decine e decine di persone, dovunque egli andasse e con chiunque capitasse. Fondò diverse chiese evangeliche nei dintorni.
Un giorno, mentre in treno andava a trovare la figlia in collegio a La Spezia, incontrò un prete cattolico e con lui fece il viaggio di andata: gli parlò ovviamente di Gesù e profeticamente gli disse: "un giorno tu sarai me!"
Dopo qualche anno in un convegno di pastori, il pastore evangelico battista di Pistoia, Raffaele La Greca, raccontò la sua testimonianza della sua conversione: "Ero un sacerdote cattolico e mi trovavo in viaggio in treno, quando si imbattei in un uomo che mi parlò di Cristo per tutta la durata del percorso. In quell'incontro successe qualcosa nel suo cuore soprattutto per le parole che mi perseguitarono per giorni e giorni "Tu sarai me". Solo quando ho accettato Gesù Cristo come personale Salvatore, il mio spirito ha trovato la pace e la riconciliazione con Dio. Benedetto sia quell'uomo, dovunque egli si trovi". La meraviglia fu che i due si rividero e si abbracciarono davanti a tutta l'assemblea. Sembrava una di quelle scene commoventi di certi programmi televisivi di questi ultimi tempi...
Da Isola del Liri, improvvisamente fu trasferito a Gioia del Colle, per un servizio molto delicato: sostituire un pastore inviso alla popolazione, per attività sindacale in difesa dei mezzadri e dei poveri contadini sfruttati dai nobili proprietari terrieri.
Come al solito, ricchi e clero, si erano uniti per sobillare la popolazione ignorante contro un personaggio incomodo!

Pastore a Gioia del Colle (BA) dal 1928 al 1938
Il Signore Gesù si serviva ancora di lui per sedare un'altra sommossa popolare antievangelica in un'altra città.
Il pastore battista Liutprando Saccomani, accusato di essere filo-comunista o socialista, aveva parlato contro il fascismo, fu processato e mandato al confino. Tutti i proprietari terrieri erano contenti, perché le loro terre erano state spesso invase da masse popolari che volevano una maggiore equità salariale.
Il past. Saccomani aveva un figlio, Bruno, che fu mandato a Isola del Liri al posto del Palmieri. Lo scambio delle sedi avvenne nel gennaio 1928.
Il prete cattolico, don Sante, ne approfittò per aizzare dapprima i ragazzini, poi i grandi, a tirare le pietre contro gli evangelici. Quando camminavano per strada, i protestanti camminavano carponi per non essere colpiti. Era una nuova intifada.
Da Bari, diversi camion pieni di fascisti, erano arrivati a Gioia del Colle, sfasciarono la chiesa, incendiarono le carte, innari e le Bibbie, presero le sedie e le panche e le portarono alla sala d'aspetto della stazione.
Allora fu mandato don Lorenzo Palmieri, che aveva partecipato nel 1923 agli ultimi giorni della famosa "Marcia su Roma". Si distaccò deluso dal fascismo dopo il "tradimento" di Mussolini col Concordato Cattolico nel 1929.
I cattolici avevano devastato la chiesa evangelica, riempiendola di sterco, e avevano rubato tutte le cose buone, i banchi, il calice, ecc. Don Lorenzo, spavaldamente, andò dal gerarca fascista e si fece restituire tutto. Il Gerarca fece anche ripulire la chiesa, informato dei precedenti a Bisaccia e degli agganci politici del pastore. Il figlio Attilio, di soli 13 anni, andò dal prete della Chiesa di Santa Lucia, don Rocco, al quale aveva già telefonato, e ritirò tutti gli oggetti d'argento e altri oggetti preziosi, che stranamente erano finiti nelle mani del prete...
Qualche anno dopo, i suoi compagni di scuola, lo sollevarono per aria, come per gioco, ma, invece di raccoglierlo sulle loro braccia, lo fecero cadere per terra e lui perse la memoria per diverso tempo. L'episodio gli fu ricordato, 60 anni dopo, dall'unico superstite di quella ragazzata (cosiddetto "scherzo da prete").
In un'altra occasione, sempre il figlio Attilio, in piazza Garibaldi, di fronte al Ginnasio Losapio e alla caserma dei Carabinieri, fu circondato da un "branco" di studenti universitari, comandati da tale Bernardino T., che prima lo insultò e poi gli orinò addosso, dicendo che così lo battezzava per aspersione e lo faceva diventare "cristiano".
Attilio rimase dapprima inibito, poi gli disse: "Fatti vedere fra un anno! Ti darò la risposta in questo stesso luogo".
Si allenò in palestra con gli anelli ed ogni sorta di allenamento culturista, fra cui scherma, sollevamento pesi e pugilato, e quando si recò al luogo dell'incontro o meglio dello... scontro, gli dissero che il predetto giovane era morto! Il Signore lo aveva vendicato, secondo come sta scritto: "Non fate le vostre vendette, cari miei, ma cedete il posto all'ira di Dio; poiché sta scritto: A me la vendetta; io darò la retribuzione, dice il Signore." (Romani 12:19)
Sul settimanale "La Riforma" c'è stato ultimamente un articolo su Liutprando Saccomani e sul suo periodo al confino, non solo come comunista, ma anche come evangelico. La chiesa cattolica aveva spacciato tutti gli evangelici per comunisti...
Un tragico evento segnò quegli anni: il primogenito Antonio, detto Totonno dagli amici e  familiari, campione di lancio del peso, e provetto violinista, soprannominato il "Sansone evangelico" e che era in un collegio a Roma quale finanziere, morì a 21 anni, di meningite spinale, lasciando tutti i familiari segnati per sempre di un dolore incolmabile ed inconsolabile.
Nonostante le fervide preghiere di tutti, il Signore se lo prendeva impietosamente.

Il suo posto fu preso dai fratelli Attilio e Tito.
Ai Judi Juveniles (Giochi della Gioventù) Tito vinse ai 100 m e al lancio del peso.
A Gioia del Colle nacque l'ultima figlia Lidia Stella Preziosa (4.4.1930), che lo vide fino ad 8 anni compiuti, quando lui poi morì. La figlia Lidia (che aveva allora 8 anni) ricorda che la presero in braccio per farle dare il bacio d'addio al papà.
Nei momenti più duri della sua vita, il pastore Lorenzo mostrava una cicatrice alla tempia sinistra: era la ferita della sassata ricevuta da un gruppo di facinorosi cattolici a Bisaccia. Salvato per miracolo, era rientrato per annunciare l'Evangelo, come prima e più di prima, proprio come dice una famosa canzone...
Via via si era dovunque fatto volere bene e visse bene amato e stimato, spandendo il buon profumo di Cristo.
Da Gioia del Colle egli pasturava anche le chiese di S.Eramo in Colle, di Massafra, di Mottola, ed di altri piccoli paesi in Puglia.
Una domanda è rimasta sempre nel cuore di molti: perché lui e il figlio Antonio, che poi morì, si facevano 14 km in salita anche d'inverno, per andare a predicare?
Più volte poi succedeva che i carabinieri e la polizia lo rinchiudevano in camera di sicurezza, perché aveva infranto la legge fascista che proibiva le riunioni non autorizzate con oltre cinque persone. I fedeli invece si disperdevano alla chetichella. Ogni volta però lui veniva rilasciato, minacciando di farne uno scandalo internazionale, come pastore evangelico.
Più volte fu arrestato insieme a chi si riuniva nelle case per pregare. Le sue proteste presso il Presidente dell'UCEBI il past. Wittinghill, ottennero di smuovere le acque di una maggiore tolleranza.

CONDANNA A PAGARE 500 LIRE DI MULTA
Il Palmieri nel 1930 fu dichiarato in contravvenzione e costretto a pagare £.500, perché perseguitato da due guardie che lo accusavano di non aver l'autorizzazione a tenere riunioni nelle case, nonostante l'autorizzazione che era già stata fatta dal Ministro dell'Interno italiano!.
Questa è la squallida storia, narrata dallo stesso Palmieri, per la quale bisognerebbe chiedere i danni "di guerra" allo Stato Italiano, con tutti gli interessi!
Palmieri Lorenzo
Pastore Evangelico
Gioia del Golle (Bari) 4/8/1930 VIII

Ill.mo Signor Comm. Dott. Natoli, Prefetto di Taranto,
ieri verso le 5 p.m. mentre eravamo raccolti in preghiera, in casa del fratello in fede,Vito Poli, irruppero nel nostro locale di culto e il caporale delle guardie Goffredo Vincenzo e la guardia Cazzolla Michele. Ci fecero sospendere il culto e vollero non solo le mie generalità, ma anche del gruppo evangelico, che assisteva. Tre donne novelle, che assistevano per la prima volta, si spaventarono e altre andarono via. Dopo questo at­to vandalico ed aggressivo, mi dichiararono in contravvenzione.
Fu noto a S.E. che io, un tempo, non solo diedi le mie generalità a quel Vice-Podestà, ma feci pervenire a lui la mia nomina di Ministro di culto, ammesso nello Stato. Siccome un’altra volta ebbi un’altra rappresaglia dalla stessa guardia svizzera caporale Goffredo, nel fare la mia protesta a S.E. feci tenere a Lei la copia del decreto di nomina del Ministro di Stato alla Giustizia, e la lettera di accompagnamento spedita al Signor Podestà di Palagianello, dove mi reco ogni 15 giorni.
Prego V. Ecc. perché si degni fare noto al Podestà di Palagianello che i Ministri di culto, ammessi nello Stato Fascista devono essere difesi, non perseguitati, in omaggio alle disposizioni di Colui che, con forte mano, regge le sorti della Patria nostra e in mille modi si attiva per la sua grandezza.
Più che stancarci, noi ci fortifichiamo maggiormente nella fede in Cristo Gesù e nell’amore verso la nostra Italia, additandole Colui che ci dà il senso della vita, il senso del dovere e che ci fa conoscere la verità e c’insegna ad essere educati, rispettosi e disciplinati.
Colla piena fiducia che VG. Ecc. disporrà in modo che io non sia ulteriormente molestato a Palagianello, La prego di gradire l’omaggio della mia riconoscenza e l’alta considerazione, con i saluti fascisti, suo dev.mo palmieri Lorenzo.

Il povero Pastore fece una comunicazione scritta al Questore di Taranto 
Gioia del Colle 9/8/1930 VIII
Oggetto: COMUNICAZIONE
Ill.mo Signor Questore di. Taranto,
Palagianello, Massacra, e Castellaneta sono paesi compresi nella mia diaspora, come feci noto a S.E. il Ministro dei Culti, quando feci domanda al Regime per essere pastore riconosciuto dallo Stato.
Come da copia del decreto che allego alla presente, io sono un Pastore riconosciuto dallo Stato Fascista. Della copia, una ne fu mandata al Signor Podestà di Palagianello, un’altra al Signore Podestà di Massafra.
Il Podestà di Palagianello mandò una guardia con un caporale di queste. Io stavo in piena funzione, cioè si pregava, si predicava la Parola di Dio e si cantavano gl’inni, quando vennero queste due guardie.
Vollero interrompere la mia funzione, chiedendo le mie generalità a dei presenti.
Di questo grave incidente feci noto pure a S.E. il Prefetto il 4, c.m. non so che cosa abbia disposto la prefata eccellenza. Ad ogni modo, siccome verso la fine di questo mese, dovrò
recarmi a Massacra ed anche a Palagianello, prego V.E. di notificare a chi di dovere che un Pastore riconosciuto dallo Stato Fascista non può non deve essere molestato, ma difeso. Il caporale delle guardie di Palagianello, ignorando le disposizioni del Duce, pensò farmi la contravvenzione. Io potrei fargli la querela come disturbatore di un culto ammesso nello Stato, mai noi siamo per fare bene non per fare il male. Il giusto Giudice sa mettere le cose a posto!.
A parte, mi farò un dovere farLe tenere alcune mie pubblicazioni, perché possa prender visione dei nostri sentimenti religiosi. Noi siamo di Cristo e predichiamo Gesù Cristo crocifisso per i nostri peccati. Vogliamo che si predichi la Verità. E la Verità disse Gesù e ciò che procede dalla bocca di Dio. Non vogliamo che si abusi della buona fede del popolo per carpire denari. La salvezza è un dono di Dio. S. Pietro disse: voi non siete stati acquistati con oro ed argento, ma col sangue di Gesù, come di Agnello senza macchia…
Voglia, intanto, gradire i sensi di profonda stima e di Lei, mi creda
Suo devmo
Palmieri Lorenzo

IL QUESTORE DI TARANTO rispose in questi termini:
L’illmo Signor Questore mi comunica per il tramite di questo V-Podestà:
Gioia del Colle 14/8/1930. An. VIII
Ill.mo Signor Palmieri Lorenzo- Pastore Evangelico Gioia del Colle,
per conoscenza e norma, trascrivo la seguente nota dell’Ill.mo Signor Questore di Taranto in data 11 corrente, n. 05882 Gab. Espresso:
“Illmo Signor Podestà di Gioia del Colle -
Prego notificare codesto Pastore Evangelico Palmieri Lorenzo che egli potrà esercitare nell’ambito di questa Provincia suo ministero in quei comuni ove esistono locali di culto evangelico e che ogni altra riunione del genere da tenersi sia pure in case e luoghi privati, è a ritenersi, per estremi numero intervenuti et libero ingresso a chiunque intenda parteciparvi, sottoposta osservanza art. 17 legge di P.S.
Pregola favorirmi assicurazioni dell’avvenuta comunicazione.
Il Questore Reggente Fto. DIAZ”

A tale risposta del Questore, il Palmieri così replicò: 
Il V. Podestà Avv.to V. Castellaneta.
In data 16/08 così scrissi al Signor Podestà di Palagianello.

Ill.mo Signor Podestà,
credo che l’ill.mo Signor Questore abbia comunicato a V.S. che un ministro di culto, ammesso nel Regime Fascista ha libertà di potere esercitare il suo ministerio di pace, di luce e di bene anche in casa privata. I primitivi cristiani si raccoglievano anche nelle catacombe. Siccome Gesù ci ha detto che ciò che abbiamo udito in segreto, dobbiamo proclamarlo da sopra i tetti, ogni adunanza è aperta alle persone. Venga Lei, venga il M.R. Arciprete, sono sempre graditi ospiti. Più di una volta abbiamo fatto noto al caporale delle guardie locali che poteva venire ad assistere al nostro culto. Noi vogliamo essere conosciuti personalmente, perché ognuno si convinca della nostra santa e pura idealità religiosa. Noi educhiamo il popolo ad amare Dio sopra ogni cosa e il nostro prossimo come sé stessi. Noi amiamo la Patria di cuore e veramente, perché tutto vogliamo dare e chiediamo solo di essere lasciati liberi di fare quel bene consentito dalle nostre risorse.
Siccome noi siamo ossequenti ad ogni autorità, ove voglia farmi qualche comunicazione, me la faccia noto per iscritto, come a gentiluomo si addice.
Con i sensi di stima, la prego di gradire i fascisti saluti e di V.S.Ill.ma, mi creda
Suo devt.mo
Palmieri Lorenzo
P.S. Così può farsi un concetto del mio modo di vedere e come ho agito in buona fede.

Ma la cosa andò a finire davanti al Giudice PRETORE di Castellaneta cui il Palmieri espose i fatti per iscritto in una sua memoria difensiva:
Palmieri Lorenzo
Pastore Evangelico
Gioia del Colle (Bari) 7.10.1930 VIII
Ill.mo Avv. Signor Giudice Pretore di
Castellaneta (Taranto)
circa un anno fa fui invitato per l’assistenza religiosa da un gruppo di evangelici di Palagianel1o. Da che misi piedi in quel paese le nostre adunanze di preghiera e di culto furono tenute sempre in casa di Vito Poli. Feci conoscenza col vice-podestà, al quale esibii le mie generalità e raccomandò che mi fossi limitato ad evangelizzare solo quel gruppo di cri­stiani senza fare rumori. Gli risposi che l’evangelo dev’essere predicato ad ogni creatura, non solo perchè così ci ha ordinato Gesù, ma anche perché abbiamo la convenzione che il popolo nostro ha bisogno dell’evangelo della Grazia.
Il nostro Duce ha detto che è il migliore libro che Egli conosca.
Anche il Ministro dell’Educazione Nazionale raccomanda la lettura del Van­gelo. E’ un libro che cambia la gente.
Tra l’entusiasmo di chi ascoltava ho continuato per alcuni mesi. Se non che un pomeriggio, mentre facevo un piccolo bisogno alcuni uomini, che poi seppi essere dei signori trovandosi sotto l’uscio dei Circolo del Littorio, aizzarono alcuni ingenui a lanciarmi dei sassi. Protestai dicendo che non è da persone civili, dimostrarsi tali con un forestiere, in un mo­mento così delicato.
Allego diverse copie conforme che ho spedito e al Comm. Signor Diaz Que­store di Taranto e al Signor Cav. Podestà di Palagianello, perchè prendano visione di tutto, onde si facciano un concetto del mio modo di procedere. Noi come evangelici cristiani siamo per sentimento, disciplinati ed ossequenti alle disposizioni dell’Autorità. Se son caduto in contravvenzione è stato perchè ignoravo le vigenti disposizioni di Legge di P.S..
Quando il si­gnor Questore mi comunicò che io potevo andare dovunque nella Prov. di Taranto, là dove c’erano locali di culto, ma che avrei dovuto ottemperare all’art. 1, qualora mi fossi dovuto recare là dove non c’era un luogo addetto, io ignoravo ciò e mi rivolsi ad un impiegato comunale per chiarimenti.
C’era nell’ufficio del Signor Loperfido anche il Maresciallo dei RR. CC. e l’im­piegato signor Donvito ci lesse la Legge di P.S. Dopo aver preso visione di tale disposizione di legge, ho scritto a chi di dovere per avere l’autoriz­zazione, e siccome non mi fu accordata dal signor Questore, io non tenni l’adunanza né a Massafra, né a Palagianello, pur essendomi recato colà.
A questo contesto: io, siccome per R. Decreto sono un ministro di culto ammesso nello Stato Fascista, come da copia conforme, supposi che non avrei avuto bisogno di ulteriori permessi. Non appena mi fu comunicato il decreto, mi feci un dovere comunicarlo e al Podestà di Palagianello e al Podestà di Massacra, eccet.
Quando feci la domanda a S.E il Ministro di Grazia e Giustizia, per essere riconosciuto dallo Stato, notificai, che io visitavo e Palagianello, e Massafra e Castellaneta e Santeramo e Oria. Ella Signor Pretore, vede che in me non c’è stata la deliberazione di volere infrangere le disposizioni di legge. E’ vero alte volte la Legge non ammette ignoranza, ma credo che ciò sia per i delitti comuni.
Tenga pure conto che le guardie ci trovarono che stavamo predicando l‘Evangelo alle persone assetate di pace e di giustizia, Tenga pure presente che non era in noi di volere violare la Legge, che crediamo fatta per il bene e la tranquillità di tutti. Ora, certo, non ci permettiamo di raccoglierci in casa privata per tenere un culto, se non previo assenso dell’Autorità di  P.S.
Non si dimentichi che ho sei figli e tutti sono passivi.
Tra mille difficoltà si cerca di strappare il lunario alla meno peggio. Sul mio modesto stipendio, per autodenunzia a questo Agente, pago L,500,00 di R,M. Ora faccia Lei secondo coscienza. Dio La illumini e La benedica e Le con­ceda ogni bene giusta i suoi desideri.
Con questi sentimenti La ossequio e di Lei mi dico Suo devot.mo Palmieri Lorenzo.

Il Comitato Esecutivo dell’Opera Battista d’Italia iniziò una fitta corrispondenza col Palmieri al fine di sostenerlo, ma anche di chiarirgli la sua posizione come pastore evangelico di fronte alle Autorità locali, che ovviamente non avevano alcun interesse a dar fastidio, se non quello di difendere una religione di stato rappresentata degnamente dai suoi vescovi e preti, che prima di preoccuparsi dei loro doveri religiosi, premevano affinché nessuna "concorrenza" fosse libera di evangelizzare e fare proselitismo.

Roma, 18 ottobre 1930
Caro fratello Palmieri,
la lettera che le accludiamo le deve servire per essere mostrata alle Autorità. Se quelle locali fanno obiezioni, sarà bene che Ella si rechi dal Questore sotto la cui giurisdizione Ella si trova, pregandolo di leggere la lettera nostra. Noi simpatizziamo con Lei. A quest'ora deve aver già ricevuto le £. 500 che le abbiamo spedito per le spese della causa.
Le avremmo spedite anche prima, ma siamo stati occupatissimi per il Convegno interregionale tenutosi a Roma e che è riuscito edificantissimo e imponente.
Se Ella è stato condannato, sia pure lievemente, ciò è dovuto alla ignoranza della Legge sui Culti Ammessi da parte del Giudice e dell'Avvocato. Ella non deve piegarsi a fare domanda in carta da bollo di £. 3. Ciò abbasserebbe la dignità del culto evangelico, adeguandolo a riunioni di politicanti.
Le accludo copia del Regolamento sui Culti Ammessi.
Siamo di cuore con Lei in questa noiosa circostanza e invochiamo su Lei la piena assistenza del nostro Padre Celeste, affinché tutto riesca al bene per la nostra santa Opera. Riceva i nostri fraterni saluti. Il Comitato Esecutivo dell’Opera Battista d’Italia

Sempre con la stessa data il Comitato Esecutivo dell’Opera Battista d’Italia inviò altra lettera, conservata, come tutte le altre, all'Archivio Valdese delle Chiese Valdesi, Metodiste e Battiste a Torre Pellice (TO).
Roma, lì 18 ottobre 1930 - VIII
Sign. Lorenzo Palmieri Pastore Evangelico, (Bari) GIOIA DEL COLLE
Abbiamo ricevuto la Sua lettera ove si comunica de1la Sua lieve condanna: ma noi abbiamo attinto notizie al Ministero di Grazia  Giustizia e Culti e ci è stato risposto” in base all’art 2 del Regolamento sui culti ammessi (vedi Il Testimonio di maggio 1930) che il pastore approvato non è obbligato di chiedere autorizzazioni per l’espletamento della sua opera pastorale in tutti i luoghi ove ha cura d’anime.
Ma solo deve far conoscere al Questore i luoghi che gli sono stati affidati per cura d’anime e che costituiscono la diaspora della propria parrocchia. Ella perciò non avrebbe dovuto essere condannato.
Anche l’art 25 dà facoltà al Pastore approvato di muoversi per la celebrazione dei matrimoni.
Si capisce che la Legge parla solo di matrimoni perché si tratta di una funzione che ha effetti civili, ma implicitamente è riconosciuto che il Pastore approvato può svolgere la sua attività anche negli altri sensi del suo ministerio (riunioni di culto, battesimi, funerali, presentazioni, istruzione dei catecumeni, ecc.)
Ella può mostrare questa lettera allla Autorità recandosi anche a Taranto dal Sig. Questore, ove questo sia necessario, comunicando che la sua cura di anime si estende da Gioia del Colle a Palagianello, Oria, Massacra, Santeramo, Castellaneta e ovunque sarà chiamato.
Ella non deve fare volta per volta domanda di autorizzazione, ma solo avvertire che si reca a presiedere funzioni religiose nei centri ove ha la Sua cura d’anime
Dica ancora alle Autorità che in tutta Italia i nostri Pastori sono liberi di recarsi a compiere i loro  doveri senza che mai sia stata richiesta da domanda di cui si scrive.
E’ necessario che questo sia ben inteso.
Se sorgono nuove difficoltà ce le faccia conoscere perché provvederemo con legittimi richiami alle Autorità Superiori.
Le nostre riunioni religiose non vanno catalogate fra gli articoli della legge di Pubblica Sicurezza.
Se dovessimo volta per volta attendere il beneplacito delle Autorità di P.S. la nostra Missione Cristiana sarebbe ridicolmente annullata, perché l’autorizzazione potrebbe venire in ritardo ovvero non venire affatto per l’arbitrio di qualche funzionario.
Ora ciò è in pieno contrasto con lo spirito e la lettera della Legge che il Capo del Governo ha voluto per garantire la libertà di culto.
Ripetiamo: questo che Le scriviamo ci è stato detto al Ministero dei Culti.
E’ necessario chiarire al più presto questa situazione nei suoi riguardi, come è già chiarita per gli altri Pastori d’Italia i quali non sono disturbati nell’adempimento dei loro doveri ecclesiastici.
Riceva i nostri saluti e ci comunichi al più presto i risultati dei Suoi abboccamenti con le Autorità locali, affinché noi, in caso di necessità, possiamo adire alle Autorità Superiori per ottenere giustizia. Il Comitato Esecutivo dell’Opera Battista d’Italia

Ne seguì la risposta del Municipio di Gioia del Colle del 15 novembre 1930 (Uff. Amm. n. 5690), a firma del Questore Reggente "Diaz"  e del Podestà di Castellaneta, che chiarisce al past. Lorenzo Palmieri quanto segue:
"Per conoscenza e norma, trascrivo la seguente nota della reale Questura di Taranto del 5 corr. N. 05882 Gab. : Commissario di P.S. = Gioia del Colle = Il pastore evangelico in oggetto costà abitante in Via Mazzini 26, mi ha rivolto un esposto reclamando per una condanna inflittagli dal Pretore di Castellaneta a seguito di contravvenzione elevatagli da quei Carabinieri e chiedendo anche come deve regolarsi per l'avvenire per l'esercizio del suo ministerio nei comuni di questa provincia a lui affidati, onde evitare di incorrere in altre contravvenzioni alle disposizioni della legge di P.S. = Prego comunicare al Palmieri, il quale invoca l'art. 2 del R.D. 28.2.1930 n. 289 che ai sensi di detto articolo egli può riunire per cerimonie religiose i fedeli del suo culto senza preventiva autorizzazione dell'Autorità di P.S., solamente negli edifici aperti al culto a norma dell'art. 1 dello stesso R.Decreto, il quale prescrive in modo chiaro e preciso le modalità necessarie per l'apertura di un tempio od oratorio per l'esercizio di tutti i culti ammessi nel Regno, apertura che deve essere autorizzata con Decreto Reale emanato su proposta del Ministro per la Giustizia e degli affari di culti di concerto con quello per l'Interno. E poiché non risulta che né per Castellaneta né per altri comuni di questa provincia ove il Palmieri esercita le sue funzioni, sia stata concessa l'autorizzazione Ministeriale per l'apertura di un tempio od oratorio, è chiaro che egli non possa beneficiare del disposto dell'art. 2 del precitato R. Decreto e quindi tutte le volte che egli intenda tenere cerimonie religiose o altri atti di culto deve assoggettarsi all'osservanza delle norme dettate dall'art 24 della legge di P.S. con l'avvertenza che le eventuali cerimonie non dovranno comunque essere tenute in case private per evidenti ragioni "igieniche". Gradirò assicurazione dell'avvenuta comunicazione al Palmieri di quanto sopra."

La cosa non era così.
Le leggi sui culti ammessi davano ampia libertà di riunione al pastore "battista", ma a quanto pare, la paura che il Palmieri convertisse l'Italia era troppa, e fu trovato questo sistema deterrente per frenarlo: il suo punto debole era la mancanza di fondi, sia suoi che della Missione a Roma.
Nonostante tutto la cosa andò avanti e questa fu l'insistenza dell'Opera Battista di Roma:
Roma lì 19 novembre 1930
Caro Sig. Lorenzo Palmieri.
Abbiamo letto il comunicato fattole dal Podestà di costà, per ordine della R. Questura di Taranto.
Vediamo che si perpetua l’equivoco.
Ella non ha bisogno di fare “esposti” alla Questura per ottenere ciò che è Suo diritto di ottenere per legge, cioè il libero esercizio del Suo Ministerio di Pastore riconosciuto.
La Questura ha il dovere di tutelare Lei e la libertà di coscienza dei credenti di cui Ella ha la cura di anime. Questo è il primo punto che Ella deve far notare alle autorità locali.
Più grave ancora è l’equivoco in cui è caduta la R. Questura di Taranto nell’interpretazione dell’art. 2 del Regio Decreto 28.II.1930 n. 289.
Detto articolo stabilisce la piena e completa libertà di culto “senza preventiva autorizzazione” e pone la sola condizione dell’approvazione del Ministro di Culto, che Lei ha già ottenuto.
Trascriviamo qui, affinché Ella lo faccia leggere al Sig. Questore di Taranto o alle autorità locali con le quali viene a contatto, detto articolo:
“I fedeli di un culto ammesso nel Regno possono, senza preventiva autorizzazione dell’autorità governativa, tenere negli edifici, aperti al culto a norma dell’articolo precedente, riunioni pubbliche per il compimento di cerimonie religiose o di altri atti di culto, a condizione che la riunione sia presieduta od autorizzata da un ministro di culto, la cui nomina sia stata debitamente approvata a termini dell’art. 3 della Legge.
In tutti gli altri casi si applicano le norme comuni per le riunioni pubbliche”.
L’obiezione della R. Questura si basa sull’art. 1 e non sull’art. 2 ed è frutto , anch’essa, di un equivoco. Detto art. 1 suona così ed è molto chiaro.
“Per l’esercizio pubblico dei culti ammessi nel Regno, i fedeli di ciascun culto possono avere un proprio tempio od oratorio.
L’apertura di un tempio ed oratorio al culto deve essere chiesta dal Ministro del rispettivo culto, la cui nomina sia stata debitamente approvata a termini dell’art. 3 della Legge, con domanda diretta al Ministro per la Giustizia e degli Affari di Culto e corredata dai documenti atti a provare che il tempio od oratorio è necessario per soddisfare gli effettivi bisogni religiosi di importanti nuclei di fedeli ed è fornito di mezzi sufficienti per sostenere le spese di manutenzione.
L’apertura è autorizzata con decreto Reale emanato su proposta del Ministro per la Giustizia e gli Affari di Culto di concerto con quelle per l’Interno”.
Questo articolo stabilisce norme esclusivamente occupandosi del caso in cui i fedeli di ciascun culto intendano edificare un tempiood oratorio permanente (cioè appositamente fabbricato per lo scopo di culto).
L’interpretazione autentica dell’art. 2 è già stata data dal Ministero competente. In base alla quale interpretazione, per la quale ripetiamo, le riunioni di culto in locali privati sono perfettamente libere, salvo il dovere di avvertire in carta semplice le autorità locali in tutta Italia.
Chiese Evangeliche sono state aperte e si aprono in locali presi in affitto, senza necessità di autorizzazione e senza avere noie da parte delle Autorità, le quali, al contrario ne hanno tutelata l’apertura e il libero funzionamento.
Ci auguriamo che Ella riesca ad ottenere quel che è Suo diritto di ottenere e che non si verifichino ulteriori difficoltà da parte di codeste Autorità locali, come non se ne verificano nelle altre province d’Italia.
Comunichi questa lettera al Sig. Questore.
Se ancora Le saranno frapposte difficoltà ingiuste ce lo comunichi e noi ci rivo1geremo direttamente alle superiori autorità di Roma.
Gradisca i nostri saluti o la nostra simpatia per queste seccature che avrebbero dovuto esserle risparmiate.
Il Comitato Esecutivo dell’Opera Evangelica Battista d’Italia

Una curiosità, ricordata come un fatto incredibile: la padrona di casa che ospitava i culti in uno di quei paesi, convertitasi a Cristo, sposò poi il futuro pastore di Bisaccia. Per il Signore, il mondo è proprio piccolo!
Morì il 10 aprile 1938, XVII anno dell'E. F. (Era Fascista) a 62 anni, a Bari in clinica per l'ernia, che non fu possibile operare, per la glicemia per la quale andò in coma.
Nella partecipazione di morte, come sintesi della sua vita, lo stesso Lorenzo aveva chiesto che si scrivesse: "Se viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore. Sia dunque che viviamo o che moriamo, siamo del Signore." (Romani 14:8) Ha servito fedelmente il Signore, lasciando nella prova la sua numerosa famiglia.

Il Signore benedica quanti lo conobbero e lo amarono, apprezzandone le predicazioni e l'opera, ma siano benedetti anche quanti lo vilipesero e lo ferirono nel fisico e nello spirito, contribuendo così a farlo diventare, nel ricordo dei posteri, un martire della fede nel Signore Gesù Cristo. All'Agnello siano il regno, la potenza e la gloria. Amen
Una frase dell'Evangelo dice: "Ricordatevi dei vostri conduttori, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; e considerando come hanno finito la loro carriera, imitate la loro fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi, e in eterno." (Ebrei 13:7-8)
Di lui, il nipote Donato Trovarelli conserva ancora centinaia di sue prediche, veline sottilissime della macchina da scrivere e alcune scritte a penna ad inchiostro e con scrittura esageratamente minuta per risparmiare spazio e... carta. Una di esse ha come argomento un passo che si commenta da solo: "Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo nel nome di Cristo: Siate riconciliati con Dio." (2 Corinzi 5:20)

LE SUE OPERE:
Nel 1907 pubblicò "E' disonore?"
Nel 1908 pubblicò "Chi siamo", "Gesù, primogenito di Maria", "Roma e i bricconi", "Ho torto?", Cattolicesimo fruttifero", "Ritornerò?", "Risponderò",
Nel 1919, accortosi dell'enorme numero di analfabeti in Italia, stampò a sue spese un Sillabario di Lingua Italiana, per le terre italiane e redente, dedicandolo a Badoglio.
Nel 1923 pubblicò "Verità cattoliche alla prova" e "100 domande ai cattolici di buona volontà"
Lui promise un enorme premio in denaro (mille dollari) a chi avesse risposto a qualsiasi di quelle 100 domande scritte nel libricino, con una qualche prova biblica. Ristampato più volte e in diverse lingue, nessuno ha mai dato risposta.
Nel 1924 pubblicò "Una giusta richiesta"
Nel 1925 "Le maschere", "Maria del buon consiglio", "Lasciare Gesù Cristo!", "Lotta ad oltranza per il trionfo della verità", "Riconciliatevi"
Nel 1926 "Lettera di Gesù Cristo - ovvero "Messaggio divino"
Nel 1930 "Un volo per una cosa necessaria"
Nel 1935 "Leggi attentamente" (volantino evangelistico)
Nel 1935 "Caro amico: leggi il Vangelo" (volantino evangelistico)
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I cinque figli lo ricordano o lo hanno ricordato come esempio di vita integerrima e di onestà assoluta:
Emma Cornelia Romana vissuta a Pescara, insegnante in pensione, diaconessa della Chiesa Battista di Barletta, ha ospitato per 10 anni in casa sua una cellula di preghiera. Deceduta
Attilio Regolo Natan, viveva a Roma, ex Direttore Generale del Ministero delle Finanze, diacono battista, deceduto la domenica del 23 maggio 2004 alle ore 16 a Roma.
Tito Manlio Elia, è vissuto a Torino, capo liquidatore Sai, in pensione, erborista per hobby e numismatico. Deceduto
Flora Aurora Vittoria, vive a Tampa (Florida), diaconessa della First Baptist Church.
Lidia Stella Preziosa, vive a Pescara, madre esemplare di due figli laureati e nonna di 5 nipoti.
Don Lorenzo Palmieri conta attualmente anche 12 nipoti (Astorre, Lorenzo, Flora, Donato, Tullio, Elena, Olivia, Franklin, Aurora, Antonio, Elio, Giovanni), 22 pronipoti e 2 pro-pronipoti.
Il nipote dott. Donato Trovarelli, conserva di lui, la collezione con tutte le annate della rivista Bilychnis, rivista di studi religiosi, lo Stewart in originale prima edizione e altri libri, oggi in ristampa, la Luzzi in 12 volumi, la Diodati con Commentario e altri libri salvati avventurosamente alla penuria della seconda guerra mondiale: la nonna Olivia con le pagine dei libri ci accendeva la carbonella nel braciere di famiglia... Da bambino, Donato più volte ha dovuto lottare con la nonna per salvare libri da sottrarre allo scempio.

http://www.protestantesimo.it/nonno%20Lorenzo.htm